IL TRONO DI SPADE 8X06, RECENSIONE DELL’EPISODIO FINALE

La fine di un’era; lo stanno dicendo in molti, e in questa ottica anche questa recensione de Il trono di spade 8×06The Iron Throne, rappresenta anche per noi la fine di un’era; ma la fine di un’era è sempre l’inizio di un’altra, lo sarà fino alla fine dei tempi. L’episodio finale de Il trono di spade 8 non cancella i Sette Regni ma oblitera il loro funesto simbolo; cancella però anche la stessa forza del cambiamento, spegne la rivoluzione prima che l’incendio divampi e diventi inarrestabile.

È giusto quello che ho fatto?“, chiede Jon a Tyrion. “Non sento che è stato giusto.”
E ha ragione, Jon Snow, che pure alla fine rende giustizia al suo destino, all’eco delle profezie, all’importanza di cui lo stesso titolo della saga di George R.R. Martin sembrava investirlo, ma in maniera obliqua, dolceamara. Ha ragione l’eroe del ghiaccio e del fuoco perché non c’è niente di “giusto” nel gioco dei troni, per questo, in un certo senso molto preciso e circoscritto, quella di Daenerys Targaryen è stata davvero follia: la persuasione assoluta di essere nel giusto è terrificante e pericolosa, perché non ammette il dubbio e il confronto, ma allo stesso tempo la convinzione profonda nei propri ideali è il motore indispensabile di qualsiasi atto volto al progresso e al miglioramento. Senza Daenerys, una nuova era non sarebbe stata possibile: Westeros sarebbe un immenso deserto di ghiaccio e di morte.Game of Thrones – Preview Season 8 Episode 6Preview dell’ultimo episodio dell’ottava e ultima stagione de Il trono di spade.

LA PARABOLA DOLOROSA E AVVINCENTE DEGLI STARK

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 1
Il trono di spade: Emilia Clarke è Daenerys Taragaryen un’immagine del finale di serie, The Iron Trhone

Nei giorni che hanno seguito la trasmissione del penultimo episodio, l’incredibile e controverso The Bells – di cui potete leggere qui la nostra recensione de Il Trono di Spade 8×05 -, abbiamo sentito da molteplici fronti lo stesso adagio: “Non è cosa succede, è come succede“; non è che non ci stiano bene gli sviluppi narrativi (tutti evidentemente coerenti e ampiamente annunciati da foreshadowing ed elementi di scrittura in nove anni di serie), non ci piace come sono stati portati alla luce in concreto, in modo troppo repentino, frettoloso, superficiale.

Non possiamo dare torto del tutto ai detrattori; ci sono state maldestre scorciatoie e scelte discutibili nel disegno narrativo delle ultime stagioni de Il trono di spade, ma a questo punto il nostro compito è quello di guardare all’impresa nella sua interezza. Come è stata narrata questa storia? Con passione, dal primo momento in cui due talentuosi sceneggiatori sono andati da George R.R. Martin con un’idea ambiziosa e stravagante; con gioia, in ogni passo dopo il primo, la gioia crescente di un successo condiviso e dell’entusiasmo del pubblico; con impressionante e incessante impegno e dedizione, testimone ne sia l’ammirazione sbalordita degli addetti ai lavori di fronte alla magnitudine di un progetto più grandioso di anno in anno.

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 3
Il trono di spade: Kit Harington e Jacob Anderson in un’immagine del finale di serie, The Iron Trhone

Dal punto di vista dell’innovatività della narrazione questo non è mai stato uno show di rottura, anzi: nelle sue battute conclusive Il trono di spade – e Le cronache del ghiaccio e del fuoco, se davvero finirà nello stesso modo, come Martin e gli showrunner Dave Benioff e Dan Weiss hanno sempre lasciato intendere – rivela in pieno la sua natura di storia tradizionale: la parabola dolorosa e avvincente dei ragazzi Stark, iniziata con sei metalupi abbandonati nella neve, sei ragazzini orfani, divisi e indifesi agli angoli nel mondo. “Quando cade la neve e soffia il vento gelido, il lupo solitario muore ma il branco sopravvive“, ammoniva il padre Ned. L’inverno è arrivato e i ragazzi Stark, che grazie a quell’amore e a quella saggezza hanno saputo restare uniti, comprendersi, sostenersi, sopravvivere ad un orrore dopo l’altro, hanno ereditato il mondo.

UN SOVRANO SPEZZATO PER UN TRONO DISTRUTTO

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 1
Il trono di spade: Peter Dinklake in un’immagine del finale di serie

Chi scrive deve ammettere di aver previsto molti elementi di questo finale, ma non l’ascesa al trono di Brandon Stark; il Corvo con tre occhi, il veggente verde erede di un potere e di una conoscenza molto più antica del trono di spade di Approdo del re pareva destinato ad altro, a un eremo magari meno remoto di quello del suo predecessore ma comunque silenzioso e austero, in cui custodire e contemplare la memoria di Westeros. Ma c’è del vero delle parole di Tyrion, nessuno più di Bran the Broken ha la misura delle cose, della loro ambiguità e della loro fragilità: è il sovrano giusto per un trono distrutto, per un nuovo corso, per una nuova era.

Forse non è un momento esaltante, l’ascesa per acclamazione del nuovo monarca; ma abbiamo visto a cosa porta l’esaltazione nei condottieri e dei regnanti. La nota di fondo di The Iron Throne è sostenuta, malinconica, piena della saggezza che abbiamo raccolto attraversando questo territorio umanissimo e impietoso; le emozioni che suscita sono antiche e sottili e la commozione che proviamo di fronte alle salme di Cersei e Jaime Lannister, solo due tra le migliaia di vittime della distruzione di Approdo del Re, assomiglia profondamente al perdono: il dono di chi, spezzato dagli eventi, impara a volare.

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 2
Il trono di spade: Sophie Turner, Maisie Williams e Isaac Hempstead Wright nel finale di serie, The Iron Trhone

IL DESTINO DEI LUPI

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 1
Il trono di spade: Maisie Williams in un’immagine del finale di serie, The Iron Trhone

Così mentre il Primo Gentiluomo del re riprende a fare il gioco delle sedie, più divertente e inoffensivo del gioco dei troni, nella sala del consiglio, affiancato da Lord Davos Seaworth, da Lord Bronn di Alto Giardino, da Ser Brienne, Comandante della guardia reale, e da Maester Samwell, impegnati in conversazioni che suonano familiari ma sono diverse, perché prive del sostrato di intrighi e segreti e sotterfugi e conflitti che caratterizzavano un tempo queste riunioni, il re vola, sulle tracce di un drago solitario rimasto a rappresentare l’elemento imprevedibile e minaccioso nel regno pacificato.

Diversi destini, diversi doveri per gli altri ragazzi Stark eredi del mondo nuovo: Sansa riconquista l’indipendenza del Nord, e lo guiderà con autorità e intelligenza; Arya segue la sua vocazione di esploratrice impavida e curiosa, alla ricerca di territori sconosciuti; per Jon Snow, che forse non è uno Stark ma non è nemmeno, in fondo, un Targaryen, c’è una sorte non meno appropriata, il ritorno nel Nord che gli appartiene e a cui appartiene la spada destinata a proteggere gli indifesi. Anzi forse la riunione con Spettro suggerisce che Jon sia l’unico a mantenere pura e intatta la propria natura. E questo, questo sì, è giusto.

LA VIA PROSEGUE ANCORA

Il Trono Di Spade Stagione 8 Episodio 6 Finale 4
Il trono di spade: un primo piano di Peter Dinklage nel finale di serie, The Iron Trhone

Con Il trono di spade 8×06 siamo giunti alla fine della storia dunque, ma la strada continua; “la via prosegue senza fine, oltre l’uscio da cui partì” era il canto degli avventurieri improbabili in Tolkien, maestro di Martin. Oltre la Barriera, a ovest di Westeros sulle navi degli esploratori, su e giù per i Sei Regni e nel Nord della nuova regina Sansa Stark.

Prosegue la via come la penna sul foglio: continua a scorrere quella di Ser Brienne sul Libro Bianco della Guardia Reale, per restituire l’onore all’uomo che ha amato, ma soprattutto quella del re veggente e narratore che ci consegna questa storia attraverso Maester Samwell, un libro di ghiaccio e di fuoco, una canzone destinata a risuonarci nel cuore nella prossima era e in quelle a venire. La raccogliamo grati della strada fatta finora, e di quella che compiremo domani.

CONCLUSIONI

La nostra recensione de Il trono di spade 8×06 attesta e celebra quella che è un finale prezioso per la lunga strada che abbiamo compiuto al fianco dei protagonisti; piena della saggezza e della commozione che abbiamo raccolto attraversando questo territorio impietoso; degna dell’ambizione scellerata e della gloria imperfetta del progetto; figlia della follia e del perdono.

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