Gomorra 4, la recensione degli episodi 9 e 10: sulla pelle di Genny, nella pancia di Patrizia
Vi dobbiamo delle scuse, perché Genny Savastano aveva ingannato anche noi. Apriamo questa recensione di Gomorra 4, episodi 9 e 10, ammettendo di aver creduto davvero al grande cambiamento messo in atto dal personaggio inquieto interpretato da un sempre più bravo Salvatore Esposito. Avevamo creduto alla sua voglia di ripulirsi, di sradicarsi dalla sua vecchia terra per innalzarsi verso il cielo con nuove ambizioni, immaginando un futuro più pulito del suo passato sporco di sangue e vergogna. E invece no, ci sbagliavamo di grosso. Genny Savastano ci ha pensato davvero a cambiare, ci ha provato davvero a giocare pulito, ma il richiamo dell’ambizione e il profondo orgoglio che gli scorrono dentro hanno avuto la meglio.Gomorra La Serie – Clip – Episodio 9Una clip per il nono episodio della quarta stagione di Gomorra
La nostra scorsa recensione l’avevamo intitolata “Genny taglia il cordone ombelicale”, ma avevamo cantato vittoria troppo presto, perché Gomorra – La Serie torna a spiazzarci, a colpire con un colpo di scena ben orchestrato dalla sua sapiente sceneggiatura. Gli episodi 4×09 e 4×10, però, non sondano anche un altro dilemma, un altro conflitto che ossessione il cuore dell’altro grande personaggio che ormai ha in mano le redini dello show: Patrizia. La regina di Secondigliano si trova davanti al più classico dei bivi (essere madre o fare carriera?), costretta a scegliere tra amore e onore, vendetta o comprensione. Accade tutto in due episodi pieni di azione, ritmo e pallottole, che finalmente si dedica con più dovizia di particolari al personaggio di Sangue Blù, finora troppo in ombra e sacrificato. Il penultimo atto di Gomorra 4, giunta a due episodi dal suo epilogo, accelera con prepotenza verso l’ennesimo fallimento del concetto di famiglia, di fiducia, di possibilità di una pacifica convivenza all’interno dello squallore criminale. Il tutto raccontato attraverso un triangolo tragico che chiude Genny, Patrizia e Sangue Blu dentro le prigioni delle loro vite.
Gomorra: frasi, parole (e maleparole) dagli Stati Uniti di Scampia e Secondigliano
Gomorra 4×09: fratelli coltelli
Diffida di chi mangia con te, di chi ride con te, di chi fa l’amore con te. Se c’è una cosa a cui Gomorra ci ha ormai abituato è a non fidarsi mai e poi mai di qualsiasi concetto di famiglia. Legami di sangue, amicizie ed esperienza condivise non valgono a nulla, non servono a niente. Affidarsi ai propri affetti è letale, credere nel senso di appartenenza è un errore ingenuo. Succede anche nella banda sempre più sfaldata e irrequieta di Sangue Blù, che non ha nemmeno il tempo di piangere Valerio da un occhio. La presunta debolezza del leader di Forcella crea un ammutinamento sempre più violento, scintilla da cui parte una serie di ritorsioni, doppi giochi e rese dei conti che non sono affatto a prova di proiettile. La tregua tra il gruppo di Enzo e i fratelli Capaccio (a questa, invece, non abbiamo mai creduto) si sfalda definitivamente e si risolve in effetto domino di odio, rancore e sangue. Nel frattempo Genny, che vuole essere sempre meno Savastano (tanto da togliere il suo cognome dalle targhe degli uffici) per il bene di suo figlio, pensa all’estetica oltre che all’etica. Dopo aver provato a fare le cose come si deve con il suo ambizioso aeroporto, Genny Savastano ci tiene ad avere un aspetto meno aggressivo e segnato, a togliersi di dosso i segni del suo passato inglorioso: niente tatuaggi e addio cicatrice sullo zigomo. Il tutto con il benestare di Azzurra, felice della libertà guadagnata grazie a quel finto addio a quella Secondigliano pronta a tornare, prepotente, assieme al richiamo del proprio sangue. Non quello versato, ma quello che scorre ancora nelle vene del più Savastano dei Savastano. Il tutto messo in scena con una bellissima sequenza finale, che in un solo cambio di campo racconta la reazione d’orgoglio di un uomo, ovvero il rifiuto della persona che si stava costruendo e l’abbraccio con quello che ormai è diventato.
Gomorra 4×10: il Sud non dimentica
Sulla scacchiera di Gomorra c’è sempre meno spazio per gli alfieri, perché ci sono un re e una regina che ormai dominano la scena. Meno corale delle stagioni precedenti, Gomorra 4 ha ormai in Genny e Patrizia i suoi due ambasciatori. La padrona di Secondigliano non ha mai creduto che il potere fosse un regalo, mai pensato che tenere in mano il destino di quel posto maledetto fosse facile e privo di sacrificio. Però, sotto quella corazza di spessa diffidenza da sempre scalfita sul volto di Patrizia, qualcuno era stato capace di insinuarsi. Michelangelo Levante, figlio prediletto di una famiglia spietata, è riuscito a mostrarci il volto più morbido e femminile di una donna arida di affetto, rimasta bloccata al fallimento della sua disastrata famiglia d’origine.
Mentre l’ombra del tradimento si insinua anche nella loro coppia, Patrizia immagina una criminalità nuova, diversa, che si ispira agli alveari delle api. Donne operaie, femmine fondamentali per il bene comune e maschi passeggeri, sacrificabili, utili solo a riprodursi per poi morire miseramente. Ed è questo che succede in Gomorra: uomini che cadono come mosche, persone che sognano la grandezza mentre si chiudono nelle loro carceri esistenziali. Patrizia, però, non ci inganna. Perché non crediamo che una donna ferrea come lei possa davvero accontentarsi di fare soltanto la madre e di lasciare il suo impero. Soprattutto ora che Genny Savastano è tornato a riprendersi non “quello che è nostro”, ma “quello che è suo”. Perché, da queste parti, il Sud non dimentica.