Marvel Cinematic Universe: le 10 tappe fondamentali di un successo planetario, da Iron Man ad Avengers Endgame
Poco più di 10 anni fa era inconcepibile che personaggi come Iron Man, Captain America e Thor conquistassero il pubblico cinematografico in modi paragonabili a quelli di Spider-Man, ai tempi l’unico eroe Marvel veramente forte a livello di box office. Eppure il produttore Kevin Feige, con il Marvel Cinematic Universe, ha avuto l’intuizione giusta, puntando su personaggi meno noti e sull’idea di un universo condiviso che li raggruppasse tutti, e i risultati sono alquanto notevoli: ad oggi, con ventidue film, il Marvel Cinematic Universe ha incassato, solo al cinema, quasi 20 miliardi di dollari nel mondo, con una media di circa 900 milioni a film e ben otto lungometraggi che hanno superato la soglia del miliardo di dollari a livello globale (il più recente l’ha fatto in appena cinque giorni di programmazione). È stato un percorso lungo e fruttuoso, e in occasione del capitolo finale della prima macrofase del franchise abbiamo voluto ripercorrerne le 10 tappe fondamentali essenziali, limitandoci in questa sede al versante cinematografico. Attenzione, l’articolo contiene alcuni spoiler!Avengers Endgame – Nuovo Trailer Ufficiale Italiano HdIl nuovo trailer italiano di Avengers Endgame
1. L’uscita di Iron Man
Una dose di scetticismo non indifferente era inevitabile per il primo tassello del puzzle, quello che diede inizio a tutto: un personaggio non proprio conosciutissimo fuori dalla cerchia dei fan dei fumetti (persino un nerd di prima categoria come Kevin Smith ha ammesso di aver avuto dei dubbi iniziali sulla strategia), un regista noto per aver girato una commedia natalizia (Elf), un attore ancora nel mezzo di una riabilitazione professionale, al punto che dovette sottoporsi a un provino persino per convincere i dirigenti della Marvel. Poi Iron Man arrivò nelle sale, e la scelta di abbinare Jon Favreau e Robert Downey Jr. si rivelò ponderatissima, sfruttando la sensibilità indie e comica del primo e il carisma del secondo per costruire una prima fetta di universo con un approccio dedito alla verosimiglianza, al divertimento e all’alchimia tra i personaggi. I risultati non si fecero attendere: ancora oggi, la gente si diverte a dire “I am Iron Man“.
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2. L’acquisizione da parte della Disney
Tra l’uscita del primo e secondo episodio delle avventure di Tony Stark ci fu un cambiamento enorme per la Marvel, acquistata dalla Disney nell’autunno del 2009. La Casa del Topo, che spese 4 miliardi di dollari in quell’occasione, non ha ancora avuto motivo di rimpiangere tale decisione, avendo rafforzato il proprio impero di cultura popolare con un brand che va per la maggiore. La Marvel, dal canto suo, ha indubbiamente beneficiato della macchina Disney soprattutto a livello di distribuzione e marketing, dopo un primo periodo (2008-2011) in cui i film uscivano tramite la Paramount o, nel caso de L’incredibile Hulk, la Universal. Il cambiamento fu evidente non solo a livello di incassi, ma anche e soprattutto di strategia di uscita: difficilmente la Disney avrebbe scelto di mandare Captain America: il primo vendicatore in sala una settimana dopo il debutto dell’ultimo film di Harry Potter.
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3. L’uscita di The Avengers
I personaggi funzionavano nelle loro avventure individuali, il pubblico li apprezzava, e in cabina di regia per il primo team-up c’era uno che di storie corali si intende, ossia Joss Whedon. Eppure per The Avengers i timori c’erano: sarebbe stato possibile combinare, a livello narrativo e tonale, eroi come Iron Man e Thor? Il pubblico sarebbe stato in grado di seguire la storia senza aver visto tutti i film precedenti? Persino Kevin Feige, l’uomo che ebbe fiducia nel progetto fin da subito, si aspettava un incasso di poco superiore a quelli dei singoli lungometraggi dedicati a Tony Stark (l’unico, all’epoca, ad aver superato la soglia del 500 milioni di dollari nel mondo). La risposta a entrambe le domande fu “sì”, ed è qui che si iniziò a notare sul serio la potenza del MCU a livello di cultura popolare: prima dell’uscita, nessuno pensava che un film basato sui fumetti Marvel avrebbe dominato il box office, americano e mondiale, nell’anno in cui uscivano Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, Skyfall e soprattutto Il cavaliere oscuro – Il ritorno.
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4. L’uscita di Guardiani della Galassia
“You’re welcome“, recita uno dei poster promozionali di Guardiani della Galassia di James Gunn. Uno slogan irriverente e al contempo azzeccato, poiché il debutto cinematografico di Star-Lord e dei suoi amici era esattamente ciò di cui avevamo bisogno: un film Marvel diverso, lontano anni luce (letteralmente) dalle avventure degli Avengers, pur essendo legato alla storyline delle Gemme dell’Infinito. Grazie a un cast formidabile, una sceneggiatura di ferro e una colonna sonora tra le più orecchiabili nell’ambito dei cinecomics di oggi, il primo film puramente cosmico della Casa delle Idee rimane fondamentale nell’evoluzione della saga soprattutto per questo motivo: è stata la prima, vera dimostrazione della forza del brand della Marvel, capace di attirare il pubblico anche con un soggetto che molti fan dell’universo cartaceo conoscevano poco e/o male.
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5. L’accordo con la Sony
Mentre con la 20th Century Fox i rapporti sono sempre stati un po’ ostili per quanto riguarda i diritti di certi personaggi (ora tutti tornati a casa in seguito all’acquisto della major da parte della Disney), la relazione professionale tra Marvel e Sony ha connotazioni per lo più positive, come si può evincere anche dall’accordo stretto nel 2012 per le date di uscita dei loro film (in soldoni, ogni due anni la Casa delle Idee avrebbe ceduto all’altro studio lo slot di maggio). Poi, nel 2014, in seguito agli incassi sottotono di The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro e alla decisione di cancellare quell’incarnazione del franchise, è arrivato il patto che consente a Peter Parker di essere condiviso dalle due case di produzione, con una clausola orale per quanto riguarda la spartizione degli incassi: la Marvel non guadagna niente dai film in solitario, e la Sony non vede neanche un centesimo dei film corali.
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6. Addio, Ike Perlmutter
Fino al 2015, nonostante il suo ruolo di rilievo, anche a livello pubblico, Kevin Feige non era quello che dettava legge in seno ai Marvel Studios: l’autorità finale spettava ad Ike Perlmutter, amministratore delegato della Marvel Entertainment, le cui idee erano a dir poco antiquate: come affermato dal regista Shane Black, Perlmutter vietò l’uso di una donna come antagonista principale in Iron Man 3perché secondo lui avrebbe avuto un impatto negativo sul merchandising, e per lo stesso motivo fu necessario aspettare la Fase Tre per vedere film come Black Panther e Captain Marvel. La goccia che fece traboccare il vaso, spingendo la Disney a rimuoverlo dalla divisione cinematografica, fu la lavorazione di Captain America: Civil War, durante la quale Perlmutter cercò di ridimensionare o eliminare del tutto la parte di Robert Downey Jr. per questioni finanziarie. Il suo allontanamento ha portato a un MCU più aperto e inclusivo, nonché a un clima più sereno dietro le quinte: dopo la sua estromissione non sono più stati segnalati disaccordi maggiori tra i registi e la Marvel, come invece accaduto in più occasioni durante le prime due fasi della saga.
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7. L’uscita di Black Panther
Oltre un miliardo di dollari al box office mondiale, primo posto al botteghino americano per l’anno 2018, sette nomination all’Oscar, tra cui quella come miglior film (la prima volta per un film di supereroi). L’impatto culturale di Black Panther, diciottesimo lungometraggio del franchise, il primo blockbuster di certe dimensioni ad avere cast e troupe prevalentemente di colore, non è da sottovalutare: libera dalle restrizioni di Perlmutter, la Marvel ha potuto produrre un film diverso, che esplora una civiltà inedita e affronta direttamente questioni come il razzismo e la discriminazione sul territorio americano, rivolgendosi a una fetta specifica del pubblico statunitense con il divario filosofico tra il sovrano T’Challa e il soldato Erik Killmonger, la cui uscita di scena è tuttora la migliore per un cattivo nel franchise: “Seppelliscimi nell’oceano con i miei antenati che si buttarono dalle navi, perché sapevano che la morte è preferibile alle catene.“
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8. L’uscita di Avengers: Infinity War
I film di supereroi mainstream tendono a seguire una formula molto semplice, con la vittoria dei protagonisti alla fine. Avengers: Infinity War, il film-evento che mette insieme tutti gli eroi Marvel fino a quel punto del franchise, sovverte questa tendenza assegnando l’arco narrativo principale all’antagonista, Thanos: a livello puramente narrativo, è suo il cosiddetto Hero’s Journey, alla ricerca delle Gemme dell’Infinito, e alla fine è lui a trionfare, spazzando via metà delle forme di vita nell’universo e facendo poi capolino al termine dei titoli di coda nella scritta “Thanos ritornerà”. Un finale scioccante, soprattutto quando assistiamo alla morte di personaggi amati come Spider-Man e Doctor Strange e ai volti atterriti dei superstiti. E dopo essersi ripresi da quella conclusione inattesa, gli spettatori increduli sono tornati più volte a rivedere questo kolossal ambizioso e audace, portando l’incasso a due miliardi di dollari.
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9. L’uscita di Captain Marvel
Prima di arrivare alla fine, è necessario tornare alle origini: il primo film al femminile all’interno della saga (ma con un messaggio universale, rappresentato dalla frase di Carol Danvers “Sono umana“) è una origin story per le prime tre fasi, con un Nick Fury più giovane, il primo contatto con gli alieni e la necessità di trovare un nuovo sistema per difendere il pianeta. Il successo strepitoso del film (oltre un miliardo di dollari al botteghino) è dovuto a quei due elementi, la protagonista forte e carismatica e la sua collocazione all’interno del franchise, con una scena finale che fa da ponte perfetto tra passato e presente: mentre Fury sta scrivendo il suo rapporto su quella che inizialmente chiama “Protector Initiative”, nota in una vecchia foto che il nomignolo di Carol nell’aviazione era Avenger. Lui sorride, schiaccia alcuni tasti e sentiamo un certo tema musicale, fomentati per la battaglia finale imminente.
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10. L’uscita di Avengers: Endgame
“Parte del viaggio è la fine“, dice Tony Stark in uno dei momenti più strazianti di Avengers: Endgame, che chiude la prima macrofase del MCU rivisitando alcuni dei momenti più amati della saga, mettendo in scena lo scontro più mastodontico mai visto in un cinecomic (con tanto di imprescindibile urlo di battaglia: “Avengers, assemble!“) e dicendo addio alla formazione originale del team, il cui scioglimento è sottolineato simbolicamente dalla distruzione del quartier generale e dall’uso degli autografi dei sei attori nei titoli di coda.
È un addio dalla carica emotiva fortissima – di cui abbiamo parlato anche nella recensione di Avengers: Endgame – un addio che chiude un capitolo della saga ma ne apre altri, guardando verso un futuro molto diverso da quanto abbiamo visto finora.
Un addio che solo nei primi cinque giorni di programmazione ha incassato 1,2 miliardi di dollari nel mondo, un record assoluto che mette in evidenza quanto il pubblico si sia affezionato a questi personaggi nel corso degli anni. Un affetto che da adesso, grazie a Tony Stark e sua figlia, si può esprimere con una semplice, potentissima frase: “I love you 3000.“