NETFLIX: Berlino il prequel spin-off de “La Casa di Carta” [Recensione]
Dal suo debutto su Netflix nel 2017, La Casa di Carta ha conquistato il pubblico con la sua trama avvincente e personaggi indimenticabili. L’ultima aggiunta alla saga è il prequel/spin-off intitolato “La Casa di Carta – Berlino“, che ci riporta nell’affascinante mondo dei colpi e degli inganni. Tuttavia, la serie non riesce a replicare completamente il fascino dell’originale, e in questo articolo esploreremo i pro e i contro di questo nuovo capitolo.
Trama
Berlino, interpretato da Pedro Alonso, ritorna come protagonista principale, mostrandosi sempre più astuto e determinato nei suoi piani. La trama si sviluppa nei suoi anni migliori, quando l’amore e la ricchezza facile erano le uniche cose in grado di rendere memorabile una giornata. Impegnato insieme alla sua banda a svaligiare un caveau con all’interno 44 milioni di dollari di gioielli. Tuttavia, il personaggio si trova ad affrontare sfide personali che mettono alla prova la sua lucidità e le sue priorità.
Usato sicuro, con scarso valore
Il creatore della serie, Álex Pina, guida gli otto episodi che compongono la prima stagione del prequel. Il titolo completo, “La Casa di Carta – Berlino”, offre chiarezza sull’ambito della storia e riunisce i fedelissimi spettatori della serie originale. Registi come David Barrocal e Albert Pintó, insieme al quasi esordiente Geoffrey Cowper, contribuiscono a dare vita a una nuova avventura.
Nonostante la cura produttiva, il prequel non riesce a replicare completamente la sensazione di novità e il magnetismo dei personaggi dell’originale. La serie sembra concentrarsi su ingredienti familiari senza introdurre una vera originalità, risultando attraente ma forse mancante di quella scintilla che ha reso unico il suo predecessore.
Il focus sulla narrativa d’amore e passione emerge come la principale debolezza del racconto giallo, sottraendo forza all’intreccio criminale che ha reso celebre La Casa di Carta. Nonostante il contributo positivo dei nuovi personaggi, è il ritorno del vecchio Tristán Ulloa a catturare l’attenzione, mostrando dinamiche che richiamano la fortuna del Berlino originale.
La serie continua a fare riferimenti alla serie madre, cercando di rassicurare gli spettatori affezionati, ma la scelta di Berlino come narratore sembra sbilanciare la storia. Il rischio di perdere l’elemento intrigante a favore di un flirt continuo e verboso è evidente, con la trama che si sviluppa tra cliché, pose e forzature.