Napoleon, recensione del film evento di Ridley Scott
Il film “Napoleon” diretto da Ridley Scott rappresenta una divisione netta tra la magnificenza visiva derivante dalla maestria cinematografica del regista e un approccio anti-epico che si concentra su aspetti specifici della complessa figura storica di Napoleone Bonaparte. Nonostante la lunghezza del film, si avverte un senso di incompletezza, come se il taglio cinematografico non riuscisse completamente a esplorare la visione di Scott.
Napoleone era un uomo prima di essere imperatore
L’obiettivo del film, interpretato da Joaquin Phoenix, è quello di mettere al centro l’uomo piuttosto che il personaggio storico, concentrandosi sull’intimità e sulla fragile psicologia dietro il vincente. La sceneggiatura di David Scarpa si focalizza su vari momenti isolati della vita privata, militare e politica di Napoleone, con particolare enfasi sulla tumultuosa storia d’amore con Giuseppina, interpretata da Vanessa Kirby.
Il regista, noto per opere come “Il Gladiatore” e “Alien”, sceglie di non presentare una rappresentazione canonica delle gesta di Napoleone, ma di ritrarre un uomo demitizzato, schiacciato dalla propria idea di grandezza e pieno di insicurezze. Il film rivela un Napoleone emotivamente fragile e impulsivo in ambito domestico, ma astuto e calcolatore in guerra e politica.
Tuttavia, la scelta di approfondire la parte più delicata dietro il “superuomo” napoleonico rende il film sbilanciato, con una versione cinematografica che, secondo le dichiarazioni di Scott, è frutto di un montaggio ridotto, talvolta non efficace, che lascia trasparire la mancanza di materiale per sviluppare appieno la storia.
Luci e ombre tetre
“Napoleon” è una pellicola divisa tra due mondi: da un lato, offre un magnifico quadro visivo valorizzato dalla splendida fotografia di Dariusz Wolski e una messinscena epica; dall’altro, presenta toni macchiettistici e invasivi nella produzione. Joaquin Phoenix, nel ruolo di Napoleone, offre una performance incolore e sottrattiva, concentrata sulla mancanza di emozioni e fragilità, mentre Vanessa Kirby brilla nel ruolo di Giuseppina, il fulcro intenso e motore della trama.
Conclusioni
In definitiva, “Napoleon” riesce a rappresentare la storia in linea con l’obiettivo dichiarato, mostrando quanto possa essere piccolo un uomo che si fa grande, ma al contempo rivela una profonda imperfezione, soprattutto nella versione cinematografica.